  | 
          
 9 maggio 2005 
          Che sapore ha l'Africa? 
          Che sapore ha l’Africa? 
          Quale è il retrogusto delle emozioni che continua a dare? 
           
          Spesso è rabbia, un’ansia che non ti abbandona mai, un velo di 
          sofferenza che talvolta ti si appiccica agli occhi e non vedi più, è 
          sorriso e assenso ad una semplicità disarmante, è serenità per un 
          rispetto ricevuto e mai negato. 
           
          In questi giorni vivo tutte queste emozioni quando visito una ad una 
          le famiglie della mia parrocchia. Dalle nove del mattino fino alle 
          cinque della sera, accompagnato dai miei parrocchiani, ho deciso di 
          visitare e benedire tutte le case della mia parrocchia e dopo un mese 
          ne ho già incontrate duecento. Case piccole, capanne minuscole, anche 
          ville, sotto un sole che non concede mai riposo passo in rassegna i 
          villaggi e le strade della mia missione e lì in mezzo le storie e le 
          vite dei miei fratelli malawiani. Ognuno mi accoglie con quel poco che 
          ha, spesso nemmeno una sedia semplicemente una stuoia, il rito 
          prolungato dei saluti poi ci mettiamo seduti e parliamo della 
          famiglia, dei suoi problemi, della parrocchia e della fede. Preghiamo 
          insieme e poi invochiamo la benedizione del Signore. È molto faticoso 
          ma mi sembra di essere per un attimo prolungato un vero missionario, 
          mi viene spesso in mente Gesù e il suo modo di fare missione, il suo 
          andare, il suo invitarsi ed essere invitato, il suo predicare in ogni 
          luogo, il suo essere un maestro di strada. Solo così si può vedere e 
          capire un po’ di più ed è bello imparare nomi e ricordare volti e 
          storie le più diverse. la missione qui e dappertutto è principalmente 
          questo. Lo sguardo spesso è desolante ma ciò che mi colpisce è quel 
          rispetto e quella riconoscenza che ognuno immancabilmente non fa 
          mancare, anche quando condivido il pasto che una delle famiglie mi 
          offre ogni volta, preparato con cura e sempre molto buono.  
          Anche la festa della parrocchia che abbia celebrato la scorsa domenica 
          è stata semplice e bella. In moltissimi hanno risposto all’invito e 
          alla messa forse erano anche un migliaio. Le donne hanno preparato da 
          mangiare per più di 150 invitati, mentre tutti gli altri si sono 
          organizzati con le proprie chiese. La messa è iniziata alle nove ed è 
          terminata alle 12.30 anche per via della mia omelia di 45 minuti!!! In 
          puro chichewa che pare sia diventato comprensibile e passabile. Dopo 
          il pranzo alcune chiese hanno preparato delle danze e delle piccole 
          scenette per più di un’ora e tutto aveva il sapore della semplicità e 
          della mitezza. Era una vera festa, preparata con cura e con attenzione 
          dal comitato organizzatore che è riuscito nell’impresa di trovare più 
          di 30 mila kwacha. Tutti erano contenti, perfino il sottoscritto, 
          soprattutto quando sul nuovo campo parrocchiale nel tardo pomeriggio 
          le squadre delle diverse chiese si sono affrontati nei tornei di 
          calcio, netball e tiro alla fune. Alle sei del pomeriggio eravamo 
          tutti sporchi di polvere ma i nostri volti erano soddisfatti, la festa 
          era andata davvero bene.  
          C’è molto da lavorare, tanto ancora da camminare e sempre troppo da 
          costruire, l’asilo è quasi terminato e i bambini cominciano ad 
          indossare delle splendide uniformi gialle e azzurre, ma ciò che più ci 
          preoccupa sono le chiese delle montagne da costruire e la grande 
          chiesa parrocchiale da ultimare. Fra pochi giorni cominceremo a 
          costruire la piccola chiesa di Saint Martin e poi quella di Ntonda e 
          speriamo di avere delle buone notizie per la nostra chiesa 
          parrocchiale che ora manca del tetto e poi di tutto il resto. Non sono 
          un costruttore né mi intendo di edilizia e questo mi preoccupa ma ho 
          imparato a fare anche questo. 
          Per il resto attendiamo il nuovo vescovo ma penso che dovremo 
          attendere molti mesi, la diocesi ha davvero bisogno di una guida e 
          attualmente affronta gravi problemi e la mancanza di un indirizzo 
          pastorale. 
          La nostra fattoria procede nell’ultimazione delle sue opere edilizie. 
          Abbiamo ultimato la concimaia, stiamo costruendo la seconda casa dei 
          conigli e prevediamo più in là la costruzione di un garage per le 
          macchine agricole e altri piccoli lavori. Le spese sono cospicue e i 
          soldi sembrano non bastare mai, gli operai forse sono troppi e stiamo 
          cercando di limitare al minimo il loro numero ma certe scelte e certi 
          tagli non sono semplici, in compenso ci pensano loro perché qualche 
          Mavuto c’è sempre che decide di mettersi nei guai e perdere il lavoro. 
          I nostri polli comunque hanno preso ad ingrassare ed ora siamo sul 
          chilo e quattro, la nostra serra è quasi interamente piantata dopo 
          alcuni mesi che ci hanno visto impegnati nella riparazione dei danni 
          dovuti alle piogge abbondanti. Il grande campo del mais richiede 
          ancora molto lavoro per via dei tanti termitai che stiamo spianando e 
          dei grossi baobab che stiamo rimuovendo. Il raccolto di circa 180 
          sacchi non è stato all’altezza delle aspettative ma le piogge avevano 
          rovinato parte del raccolto e forse alla fine qualche ladro ha pure 
          ridotto il numero delle nostre pannocchie. In questi giorni abbiamo 
          anche per questo messo mano ad un’altra spesa e abbiamo iniziato a 
          realizzare dei canali di scolo per l’acqua piovana che speriamo 
          possano bonificare definitivamente il nostro campo. Non riusciamo 
          ancora a rimettere in moto la nostra macchina dell’olio ma a giorni 
          dovremmo ricevere la prima grossa commessa di noccioline e così 
          potremmo di nuovo produrre e vendere il nostro olio. Stiamo anche per 
          questa ragione producendo molti semi di girasoli che vorremmo in 
          autunno dare a delle cooperative locali, favorendo così questa nuova 
          coltura. 
          Lottiamo sempre con la sfortuna che mia ci abbandona e così il nostro 
          camion soffre ancora di malanni elettrici, la mia Land Rover è in 
          garage da 10 mesi, la macchina dell’olio comprata in Italia attende 
          ancora di essere cambiata, le cella frigorifera il gas per la 
          refrigerazione, la pompa solare di M’chocholo di essere rimontata 
          mentre quella di Saint Martin di essere riparata per un guasto che non 
          dovrebbe essere grave. Ogni giorno ci portiamo appresso questa litania 
          di malanni che sembrano non dover finire e alcuni giorni un po’ più 
          tristi sembra che tutto sia contro di noi. 
          La squadra dei volontari ha preso a lavorare e a convivere con una 
          certe tranquillità e Filippo ha espresso la volontà di voler rimanere 
          per un ulteriore periodo che non ha ancora precisato. Elena se ne 
          andrà a Giugno e la sua presenza è stata decisiva per l’asilo e per la 
          bottega che grazie a lei continua a produrre e a soddisfare le diverse 
          commesse dall’Italia. Christian lavorerà a tempo pieno all’asilo fino 
          alla fine di luglio e mi sembra soddisfatto del lavoro delle maestre. 
          Sapete che a giorni mia madre mi visiterà e così pure un altro gruppo 
          di Roma, per due settimane all’inizio di luglio, poi ad agosto sarà al 
          volta degli sposini e del gruppo di 5 volontari di Bergamo 
          dell’associazione di Africa Oggi che verranno per un campo lavoro di 
          un mese. Tra luglio e agosto dunque la nostra casa si riempirà e si 
          svuoterà e a tutt’oggi non so cosa sarà di me e di noi a settembre. Ma 
          per ora sono anche io sereno e soddisfatto. 
           
          Colgo l’occasione di questo mio aggiornamento per salutarvi e insieme 
          per ringraziare ognuno di voi per l’aiuto e l’amicizia che continue a 
          testimoniarci. Spesso le comunicazioni sono difficili e in alcuni casi 
          qualcuno scompare o si tira indietro, preso dalla propria vita, dalle 
          proprie scelte e dai propri problemi. Ma noi qui abbiamo bisogno di un 
          sostegno che sia continuo e certo. Abbiamo bisogno di aiuti materiali 
          e morali, anche di qualcuno che venga a vedere e a capire dove siamo 
          arrivati. Abbiamo, ho bisogno di sapere su chi e su quanti contare e 
          allora rinnovo l’invito a farsi prossimi a noi che siamo lontani e un 
          po’ ultimi. 
           
          Per oggi vi saluto e vi abbraccio tutti, a nome dei miei parrocchiani 
          e anche degli altri volontari. 
           
          Di cuore 
           
          Don federico 
  
 | 
            |